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  • Profili da medaglia

    Autore: Tommaso Romano Collana: Ammirate biografie Anno edizione: 2017 Pagine: 190 p., Brossura ISBN: 9788897471561
  • Il genio Palermo vita morte e miracoli di un dio

    Titolo: Il genio Palermo vita morte e miracoli di un Dio
    Autore: Carmelo Fucarino
    Pagine: 224
    Rilegatura: Brossura cucita
    Dimensione: 17x24
    Collana: Rileggere la storia 6
    Data pubblicazione: Marzo 2017

  • ... libera e una!

    Titolo: ... libera e una!
    Autore: Corrado Camizzi
    Pagine: 196
    Rilegatura: Brossura
    Dimensione: 17x24
    Prezzo: € 
    Data pubblicazione: Maggio 2015

  • A Buela è

    Titolo: A Buela è
    Autore: Giusi Lombardo
    Pagine: 80
    Rilegatura: Brossura
    Dimensione: 20x20
    Collana: Il quadrato di munari
    Prezzo: € 10,00
    Data pubblicazione: Ottobre 2014

  • Segmenti memoriali

    Titolo: Segmenti memoriali
    Autore: Stefano Lo Cicero
    Pagine: 120
    Rilegatura: Brossura
    Dimensione: 15x21
    Prezzo: € 15,00
    Data pubblicazione: Novembre 2014

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Il genio Palermo vita morte e miracoli di un Dio
Carmelo Fucarino

Prezzo comune: 25,00 € Nostro prezzo: -20%20,00 € cad.


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Titolo: Il genio Palermo vita morte e miracoli di un Dio

Autore: Carmelo Fucarino

Pagine: 224

Rilegatura: Brossura cucita

Dimensione: 17x24

Collana: Rileggere la storia 6

Data pubblicazione: Marzo 2017

 

Foto della presentazione a Palazzo delle Aquile

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Peso: 1 kg
Larghezza prodotto: 17 cm
Altezza prodotto: 24 cm
ISBN 978-88-97471-58-5
Lista recensioni:
Il Genio Palermo vita morte e miracoli di un dio, edito da Thule Cultura di Palermo è un esaustivo saggio di Carmelo Fucarino sul Genio di Palermo visto nel contesto dell’area mediterranea. In apertura il capitolo Il nome innominato propone i graffiti dell’Addaura come testimonianza del fatto che “Il mito, il culto e la tradizione storica di una divinità o di un semplice spirito della natura che accompagnasse e proteggesse l’uomo dalla nascita alla morte furono abbastanza diffusi in tutta l’area del Mediterraneo”(p.8) . Successivamente l’autore intraprende una attenta disamina filologica di numerose fonti che vanno dalla Bibbia al culto di Mitra, dal daimon greco al Genius romano, dalla pittura rinascimentale al Genio come archetipo psicoanalitico. Conclude il saggio con una ampia documentazione iconografica dei Geni di Palermo di cui viene singolarmente ricostruita la storia : “Quel che è certo tuttavia è che il sentimento di identificazione della città con un suo Genio ebbe una tradizione ininterrotta ( p. 203). Come testimonia il Mongitore nel Diario palermitano, citato dall’autore, a partire dal ‘700 “ il simbolo allegorico era divenuto ormai così consueto e stabile che non è aggiunta alcuna postilla…L’immagine del vecchio con il serpe in petto è stereotipata e canonica . È chiaro che tutti sanno di che cosa si trattava “( p.204). “Da una analisi della tipologia della rappresentazione iconografica del symplegma, in tutte le sue molteplici forme, in bassorilievo, in statuaria, in pittura, in mosaico o arazzo, l’elemento significativo unificante onnipresente è certamente il serpente” (p.205). Già nella tradizione latina, come testimonia Virgilio nell’Eneide, il Genius era rappresentato dal serpente.” Animale di simbologia sacra e misteriosa a cominciare dal rito orfico della tradizione chtonia indigena”( p.207). Il saggio offre una trattazione completa dell’argomento agli studiosi e una piacevole lettura a chi è mosso da semplice curiosità per un aspetto fondante della cultura e della tradizione palermitana; presenta anche alcune gustose notazioni dei tempi che furono. Una di queste ci riporta all’Anice Tutone, ancora oggi usato largamente, che nell’etichetta ripota il Genio. Carmelo Fucarino, studioso di lungo corso e di ampi orizzonti non è nuovo alla composizione di poderose opere. Ha infatti composto La stratigrafia del comune di Prizzi come metafora della storia dell’Isola, ricostruzione in tre volumi della storia del suo paese d’origine e numerose altre opere di carattere saggistico, narrativo e poetico.
Bent Parodi di Belsito a cui il volume in titolo è dedicato, si autodefiniva un “tuttologo” a indicare come nelle sue conferenze, anche semplici interventi, spaziava su tutto ciò che era oggetto delle sue oratorie. E ben si addice questo profilo a Carmelo Fucarino che nel suo Il Genio Palermo, vita morte e miracoli di un dio (Thule, Palermo 2017), se ne dimostra, come in un rito, ampio ed erudito officiante. Le sue radici storiche, che hanno trovato fertile humus nel solco delle tradizioni classiche, e di cui si avvalsero i fortunati studenti del Liceo Garibaldi che per ben 17 anni lo ebbero a docente, sono il substrato su cui ha edificato una monumentale storia sul Genio di Palermo come una “preziosa pietra miliare da incastonarsi…fra le carte…della cultura siciliana”, così come afferma in postfazione il critico-editore Tommaso Romano.
Il volume diviso in tre parti, impreziosito da 41 figure, la totalità dedicata al Genio, ben si presta ad una recensione dalla duplicità esplicativa, giacchè mentre da un lato risulta “facile” nella sua esposizione “tuttologica” senza tecnicismi di dubbia interpretazione come sui richiami storici, sui riti, sulle epigrafi, dall’altro risulta “difficile” nella scelta degli aggettivi da apporre a questa mirabile opera storico-letteraria. Fosse stato un quadro, quale fu l’unico dipinto eseguito da Vito D’Anna, potremmo elencare e distinguerne le figure, i contorni, la prospettiva, la mitezza degli sguardi fino allo stupore dei personaggi lì rappresentati. Si tratta invece, nella prima parte del testo, dello studio di un viaggio “contemplativo” tra le trattazioni comparate dei primigeni del Genio nelle varie culture. Trattazioni che non si fermano a quelle mediterranee ma si spingono attraversando le Indie fino al Giappone pur conservando i diversi riti un comune denominatore come il culto dei morti e non ultimo, proprio di quelle orientali, delle anime che “convivono” insieme ai presenti. La trattazione storico-antropologica, per rimanere nell’ambito della nostra, identifica nel Daimon della cultura greca del tempo, il progenitore del Genius etrusco-romano, anch’esso ritenuto mediatore nei confronti del divino, così come ce lo rimanda Platone nel Simposio o quale fu in antico per antonomasia la Pizia dell’Oracolo di Delfi. Per Roma comunque un dio secondario, tutore e protettore della famiglia nonché di tutte le attività, in particolare di quelle “geniali”. Da ricordare che il Genio nella tradizione romana, sopravvissuto quasi mille anni, fu soppresso da Teodosio con l’Editto del 392.
La seconda parte, costituente il corpo centrale del volume, è dedicata ai Geni di Palermo a ciascuno dei quali è dedicata ampia descrizione con minuziosa e certosina ricostruzione storica anche riguardo i luoghi. Tutte le figure dei Geni si distinguono sia per le diverse posture, anche se somiglianti per ovvie ragioni, che per i differenti soggetti che lo contornano. Ma per tutti una sola immagine: Un vecchio barbuto coronato di nobiltà ducale con una serpe sul petto. Ed è così che in Palermo con questa icona, l’Autore ce lo descrive specie in quello del Garraffo, di Palazzo Pretorio, di Palazzo Isnello e di Piazza della Rivoluzione, rappresentato sia in sculture che in bassorilievi, finanche in arazzi o semplicemente raffigurato con il solo volto nei fregi di cancellate. Per la Storia quello di Piazza della Rivoluzione, risulta il più emblematico e amato dal popolo che anche per questo, fatto spostare nel 1852, riconquistata la Sicilia, dal generale Carlo Filangeri che lo relegò in un magazzino del Senato da dove lo trassero otto anni dopo i palermitani “garibaldini dell’ultima ora” per riportarlo nel sito a lui più “congeniale”. Spesso nelle composizioni il complesso scultoreo, completo di sottostante vasca, portava alla base una scritta provocatoria se non sibillina: “ Suos devorat, alienos nutrit”. Lo testimoniano, e ce li riporta l’Autore, gli scritti di Vincenzo Auria, Tommaso Fazello, Gaspare Palermo fino a Vincenzo Di Giovanni o al precisissimo diarista marchese di Villabianca. Questa epigrafe si rifà alla nomea acquisita nel tempo dalla città di Palermo da sempre generosa con gli stranieri e parimenti non altrettanto con i suoi figli meno abbienti e questo fino al presente sebbene ora in scala nazionale.

Nella terza parte, di minore corposità rispetto le prime due ma conclusiva, il Fucarino affronta con circostanziata indagine, la simbologia del serpente. E questo, secondo il suo metodo, a cominciare dai vari episodi riportati da Virgilio nell’Eneide a finire a quella orfica dove il rettile inghiottendo la sua coda conferisce a siffatta conformazione circolare il “continuum” morte-rigenerazione. Al riguardo e per completezza, a memoria nostra, ritroviamo infatti ancora il serpente già nel biblico Giardino dell’Eden come portatore della conoscenza, nel bastone trasformato da Mosè, nei due grandi serpenti marini che uccidono l’omerico Laocoonte, mentre lo ritroviamo adorato come un dio (Quetzalcoatl) nella religione azteca e tolteca, secondo i diari del domenicano Bartolomeo de Las Casas che fu al seguito del “Conquistador” Hernan Cortez. Quello che più conta, e ci riguarda da vicino, è come la simbologia del serpente sia giunta fin dentro la nostra cultura, quale simbolo della medicina che vediamo sia attorcigliato attorno alla verga di Asclepio sia al bastone alato di Mercurio. Il che non è affatto sorprendente perché già nell’antichità si estraevano dal veleno, tolte le tossine, medicinali curativi. Il Genio Palermo non è solo un volume ricco di dati storici, una passerella iconografica sui tanti modi di rappresentarlo, ma si presenta come un insieme di notizie complete ed esaustive sulle biografie degli autori, sulle descrizioni dei complessi architettonici che li custodivano nonchè sui contesti delle vicende storiche in cui nascevano le opere. E non è tutto perché delle varie interpretazioni sulla simbologia del serpente fornite dai vari storiografi, molte sono puntualmente smentite con inoppugnabili argomentazioni dal Nostro, ritenendole fantasiose. A conclusione di queste pur non esaustive note e a parer nostro, Carmelo Fucarino non è stato e non è, solo un interprete e un docente-traghettatore della conoscenza ma un fervente ricercatore-esploratore, quasi un novello Livingstone alla ricerca delle fonti del mondo della cultura classica. E non solo. Unisce a ciò una infinita voglia di sempre ulteriori indagini nel campo storico e letterario, non ultimo quello sui Miti dalla cui esperienza, crediamo, abbia tratto l’ispirazione del presente volume. In esso, al pari del Rosario La Duca, pone richiamo sugli antichi quattro rioni della vecchia Palermo e dove, a dar manforte al presente contesto, spicca quello dell’Albergheria che reca dipinta nel suo scudo una serpe verde. In definitiva Il Genio Palermo si presenta come un mirabile assemblaggio di rara erudizione tra storia e mito fatta dal Fucarino sì da offrire un esemplare contributo di ricerca dotta e appassionata su di un tema, mai così profondamente esplorato. A conferma di questo excursus sul reale valore della presente opera, basta dare uno sguardo alla bibliografia essenziale dove accanto ai tanti testi del ‘900 ne troviamo otto dell’800 e ben tre del ‘700. Una consultazione immensa senza contare tra gli altri, i numerosissimi riferimenti storici da Tito Livio ad Apollonio Rodio, Plutarco, Diogene Laerzio, Giuseppe Flavio fino ad Orazio, Catullo, Virgilio. Un oneroso e appassionato lavoro, fatto con rigore e perizia dal Fucarino soprattutto nell’esame delle fonti e tale da porlo per giusta fama accanto a suoi concittadini di valore quali il poeta Vito Mercadante, il sociologo Ennio Pintacuda, lo storico d’arte Luigi Sarullo. E non ultimo per la Storia quel Matteo Bonello, figlio del Guglielmo fondatore della “civitas prizzese”, di nobiltà normanna e signore del Castello di Caccamo, dentro le cui mura ordì la congiura contro il legittimo re Guglielmo I e che principiò proprio con l’uccisione del Primo ministro Majone di Bari, per mezzo di una spada la cui elsa, ancora inchiodata sul portone arcivescovile, è falsamente mostrata ai turisti come autentica, malgrado l’elsa cinquecentesca e il certo riferimento al feudale Ius Gladii ne tradiscono la storia. Dettagli questi, che appaiono superflui e di semplice ornamento rispetto un’opera di tale levatura quale è Il Genio Palermo che onora l’intera sicilianità degli studiosi dell’arte e della storia e che deve il suo ampliamento ad uno studioso di valore quale certamente è Carmelo Fucarino che ne confina la gloria.

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