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  • Profili da medaglia

    Autore: Tommaso Romano Collana: Ammirate biografie Anno edizione: 2017 Pagine: 190 p., Brossura ISBN: 9788897471561
  • Il genio Palermo vita morte e miracoli di un dio

    Titolo: Il genio Palermo vita morte e miracoli di un Dio
    Autore: Carmelo Fucarino
    Pagine: 224
    Rilegatura: Brossura cucita
    Dimensione: 17x24
    Collana: Rileggere la storia 6
    Data pubblicazione: Marzo 2017

  • ... libera e una!

    Titolo: ... libera e una!
    Autore: Corrado Camizzi
    Pagine: 196
    Rilegatura: Brossura
    Dimensione: 17x24
    Prezzo: € 
    Data pubblicazione: Maggio 2015

  • A Buela è

    Titolo: A Buela è
    Autore: Giusi Lombardo
    Pagine: 80
    Rilegatura: Brossura
    Dimensione: 20x20
    Collana: Il quadrato di munari
    Prezzo: € 10,00
    Data pubblicazione: Ottobre 2014

  • Segmenti memoriali

    Titolo: Segmenti memoriali
    Autore: Stefano Lo Cicero
    Pagine: 120
    Rilegatura: Brossura
    Dimensione: 15x21
    Prezzo: € 15,00
    Data pubblicazione: Novembre 2014

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Il volo dell'allodola
Giancarlo Licata

Prezzo comune: 15,00 € Nostro prezzo: 15,00 € cad.


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Titolo: Il volo dell'allodola

Autore: Giancarlo Licata

Pagine: 216

Rilegatura: Brossura cucita

Dimensione: 15x21

Collana: Narrativa Thule

Data pubblicazione: Febbraio 2015

Peso: 1 kg
Larghezza prodotto: 15 cm
Altezza prodotto: 21 cm
ISBN 978-88-97471-18-9
Lista recensioni:
Una donna al centro della storia, una donna reale, Antonella, ma in
un certo senso protagonista la Sicilia, con i suoi drammi, le sue speranze,
le sue lotte. Un pezzo di storia isolana filtrato dall’io narrante,
la stessa Antonella, coinvolta suo malgrado in vicende criminali di
mafia e illegalità che l’autore sembra vivere con l’angoscia di un ineluttabile
fato che gioca con le esistenze umane travolgendone e distruggendone
le aspettative. Non tutto, però, viene perduto. Ai
personaggi centrali, Antonella, al marito Franco e al figlio Giovanni
il compito di salvare un’umanità perduta. Né ricchi né forti o potenti,
confinati ai margini della società, sopravvivono come possono all’incalzare
degli eventi: ingiustizie, soprusi, difficoltà economiche, malattie,
angosce, ma senza saperlo sono dei combattenti. Antonella,
quando ce n’è bisogno rialza la testa, tirando fuori il coraggio della disperazione, la dignità di un
essere offeso nei suoi beni più preziosi, la pace e la famiglia. Il marito Franco, impostole dal padre,
tradito, ma in fondo amato, nonostante qualche cedimento ai compromessi sociali, ha orgoglio
e volontà, non è disposto come tanti a fingere di non sapere. Farà la sua parte. Giovanni, infine,
il figlio disabile, strano ma con grandi doti matematiche, migliore di tanti dotati, ribelle a
modo proprio alla logica oppressiva del sistema.Tutt’intorno, un paese del Belice, icona del terremoto
perpetuo di questa terra martoriata, la periferia degradata di una grande città, e poi tradimenti
politici, corruzione, collusioni, vari livelli mafiosi, delinquenza e depistagli. Il bene e il
male sempre in lotta, non tutti da una parte o dall’altra, per fortuna assente nel romanzo un certo
manicheismo da strapazzo. C’è una chiesa “buona” e una “cattiva” e una politica non codarda
che non si ritrova esclusivamente in una parte politica. E, alla fine, i piccoli insignificanti personaggi,
i “perdenti” senza chance si rivelano invece per quello che sono veramente. Allora lo
scenario si riapre, nulla si dà per scontato, può nascere un altro inizio.
Il volo dell’allodola è opera di un uomo animato da amore pro- fondo per il suo lavoro in cui rifulgono le qualità di scrittore da sempre attento alle problematiche del
sociale. Pubblicazione postuma, voluta dalla famiglia e curata personalmente dalla moglie, Giusi Serravalle. Parte del ricavato sarà devoluto, per espresso vo- lere della famiglia, alla Fondazione “Umberto Veronesi” a sostegno del pro- getto Gold for kids.
Potremmo liberamente considerare il libro alla stregua di uno sceneggiato te- levisivo ben fatto non solo per la sciol- tezza della forma, ma soprattutto per la grande dose di veridicità e crudo reali- smo, presente dalla prima all’ultima pa- gina.
Un libro ricco di riferimenti culturali, che cattura il più attento lettore con una grande lezione di sociologia pratica sulla crisi della società attuale, destinato a far
riflettere. Scritto come un impegno civile, a lui congeniale, met- tendo in relazione fatti legati a una città ed a una complessa sto- ria famigliare.
Sin da subito ci si appassiona ad ogni vicenda umana narrata e, come in un reportage, è pregevole la descrizione di luoghi e dei personaggi ed è tangibile, ad esempio nella figura del Maestro Paglia che “Continuava a insegnare in strada dopo averlo fatto per anni nelle aule”, o in quella del “Maresciallo Rosati era il co- mandante della stazione dei Carabinieri di quel paese senza de- linquenza, almeno quella che il militare poteva tentare di intercettare”. Straordinaria la metafora della “generazione del- l’ecclissi” e ancora frasi che si stagliano nella memoria “… i tre astri sulla stessa linea”; “Un gigante contro un nanetto, il sole e la luna. Eppure il nanetto riesce a oscurare la potenza del sole…”; ”Ci ha fatto comprendere la precarietà della nostra vita”. Pregevole il ritratto che di Giancarlo Licata delinea il pro- fessore Antonino Buttitta nella prefazione: “Era un uomo che riusciva a fare un tutt’uno di rigore morale e di severità intellet- tuale senza per questo giudicare con durezza la leggerezza mo- rale e intellettuale degli altri. Sapeva calarsi nel profondo dei loro sentimenti e delle loro ragioni. Riusciva a percepire il com- plesso formarsi della loro personalità, evitando facili schemi in- terpretativi: quelli che di solito diciamo luoghi comuni. Di fatto, la qualità morale di Giancarlo più positiva era appunto la com-


prensione del mistero dell’uomo, in tutte le sue segrete sfuma- ture. Questo però non lo faceva essere cieco al punto da non ve- dere il negativo della realtà, epperò credeva fermamente nel suo superamento. Era quello che si dice un intellettuale positiva- mente impegnato”. L’Autore nel racconto, segue la vita dei per- sonaggi con l’intento di svelare quanto il mondo sia privo di significato e indifferente alle speranze degli uomini, da cui emerge la sua passione civile: “Se non avessimo memoria sa- remmo un popolo senz’anima”; “Non riesce a programmare nulla di importante né a trovarsi un altro lavoro in quel deserto
di opportunità”; “Scommettono e ri- dono fra le case alveare della città invi- sibile”; “Stanno tutti insieme e in quella mescolanza si disprezzano reciproca- mente e reciprocamente si ignorano. È nei patti: vivere senza contatti. Al mas- simo un saluto, quando è proprio indi- spensabile, da condomini.” Diventa a tratti lirica la narrazione quando Licata scrive ancora: “L’arcobaleno di emo- zioni…”; “… lacera il silenzio immobile di quel posto”; “… con un’allegria sin- cera,”; “… un’emozione entrata nel cervello”; “La vegetazione di maggio sembra un altro mare in movimento. Il vento l’avvalla, la muove, la piega.”; “…davanti ad uno sguardo che arriva fin dentro l’anima.”; “… senza paura, con le valigie piene del desiderio di ab-
bandonarsi, liberi di accogliere emozioni a piene mani”. Commovente e realistico quando descrive la malattia di uno dei personaggi, eticamente riflessivo quando narra di droga e di vio- lenza, a tratti traumatizzante, come nel racconto dello stupro della professoressa del paese: “E’ tutto possibile nella giostra delle im- punità”. È attuale quando afferma “… ci sentiamo precari den- tro.”; “… la vita low cost.”; “… Gente che può solo vivere il presente.”; “… persone a scadenza come gli yogurt.”; “… cer- cano di fregare lo Stato più per rabbia che per indole.”; “ … Il posto precario genera solo altri precari.”.
Lancia un monito di speranza quando sostiene: “…la parola dei Vangeli, se gridata fra la gente, può divenire un manifesto rivo- luzionario. Ovunque,…”; “Non… lasciate perdere. Perdereste voi per primi”. Concludendo si può affermare di trovarsi in pre- senza di un’opera compiuta, dove il senso della giustizia, della contrapposizione al male, si misura con la pietas, con la condi- visione (specie verso il protagonista diversamente abile, ma genio matematico), con la speranza, quando sembra tutto crol- lare.
Un libro, una narrazione veritativa, che va a comporre un abile e scorrevole affresco siciliano. Una storia che resterà e che, vo- lendo, potrebbe diventare un film-emblema. Lo consigliamo, per- tanto, da queste colonne dell’unico e valido settimanale bagherese, a Peppuccio Tornatore.
Recensione
di Marco Volpati

Un romanzo uscito a più di un anno dalla scomparsa dell’autore, Il volo dell’allodola di Giancarlo Licata, rivela - a chi ha conosciuto il giornalista palermitano per la sua intensa attività alla RAI, dove è stato tra l’altro inventore e guida fino all’ultimo giorno delle trasmissioni Rai-Med e Mediterraneo, o per il suo costante impegno a fianco di chi ha lottato e rischiato per il riscatto civile della Sicilia dalla maledizione mafiosa - una eccezionale vocazione di narratore.

Racconto intensissimo, che è insieme tragedia, giallo, vicenda di ambiente con echi quasi da romanzo storico, il libro è pubblicato dall’editrice Thule, di Palermo. Edizione curata dalla moglie di Licata, Giusi Serravalle, con una prefazione del sociologo Antonino Buttitta.

Al centro una drammatica vicenda privata, sviluppata in prima persona dalla protagonista Antonella. E già è molto inconsueto che uno scrittore uomo scriva “dalla parte di lei”; e qui è una scelta puramente narrativa, senza particolari sottintesi “di genere”.
Lo sfondo della storia è, ovviamente, la Palermo tormentata di questi anni, anzi la Sicilia intera. Tutto parte dal terremoto del Belice, con le ferite subite dalla società e dagli individui; traumi che non si superano se non a prezzo di sofferenze immani.

Una Sicilia intrisa di contraddizioni che si accatastano trascinando tutti verso il baratro. Un ambiente dove può essere naturale, inevitabile, un matrimonio tra lei che è poco più che adolescente e un marito più vecchio di ventidue anni. Nozze combinate, anzi, ordinate da un padre sul letto di morte. E però quel marito, mai desiderato anche se in qualche modo amato, è uomo di lotte civili e di riscatto, militante del Pci e della CGIL. Ad Antonella la pace familiare non basterà, finendo lei per vivere ad intermittenza una storia passionale con un coetaneo, fonte di drammi e di perenni sensi di colpa.

Accanto a lei, secondo protagonista, il figlio Giovanni parzialmente disabile; verrebbe proprio da utilizzare il termine eufemistico di “diversamente abile”, perché qui il ragazzo ha sì difficoltà di rapporti e di comprensione verso ciò che lo circonda, però nella matematica è un vero campione, un riferimento per i compagni di scuola tanto più dotati e fortunati.

Il mondo in cui ci si muove galleggia nella contrapposizione tra degrado e privilegi, umiliazioni e rivalse, droga, ricatti, criminalità minore e mafia di alto livello.
Con tanta scenografia c’era il rischio dell’affresco sociologico, del saggio politico presentato in forma impropria. Invece il racconto resiste e resta saldo con il suo nucleo di drammi personali. Fino ad un epilogo commovente e drammatico, con delitti, malattie fatali, rivelazioni laceranti. Alla protagonista Antonella – che pure ha tanto combattuto per ancorarsi dalla parte dell’umanità, della legge, della gente povera ma onesta - non rimarrà nulla, del poco che la vita le aveva dato: marito, figlio, amante segreto, casa, lavoro svaniranno. Non potrà trattenere di suo neppure il nome, per esigenze di protezione da vendette criminali. Avrà nonostante tutto la forza di costringersi a pensare che, come l’allodola che riprende la propria libertà, sarà capace, prima o poi, di tornare a volare, per sé e per chi ha bisogno di lei.

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